Oggi abbiamo con noi Alex Calliari, giovane chitarrista classe 2009 dalla Valsugana, che sta conquistando la scena Rock con il suo stile “Old School”.
Iniziamo subito!
Nonostante la tua giovane età, so che prima di avvicinarti al Rock e al Metal eri appassionato di altri generi musicali, come la trap. Cosa ti ha spinto a cambiare direzione e a dedicarti completamente al Rock e Metal?
Sì, confesso! Prima di entrare nel mondo del Rock ascoltavo tantissima Trap, parliamo di 2018/2019, io andavo in quinta elementare ed entravo a scuola con addosso le collane canticchiando le canzoni di Sfera, finché un giorno per puro caso non ho sentito un pezzo degli Slayer e ho realizzato che mi gasavano molto più dei trapper e che sarebbe stato accattivante essere il tipo che ascoltava musica heavy, perciò mi ci sono buttato a capofitto senza pensarci.
Qual è stato il momento in cui hai capito che la musica sarebbe stata più di un semplice hobby per te?
Sono sempre stato uno che ascoltava tanta musica, perciò quando l’ondata Rock/Metal mi ha colpito è subito diventato un ascolto di tutti i giorni, poi da lì a pochi mesi ho cominciato a strimpellare la chitarra grazie alle prime lezioni impartitemi dal Vecchio Rocker papà, e man mano ho realizzato che la musica era diventata la mia valvola di sfogo nei momenti snervanti e l’opportunità per essere creativo in quelli più tranquilli, quindi tutte le situazioni mi portavano lì!
So che vuoi rendere le tue canzoni strumentali accessibili a tutti. Qual è la sfida più grande nel creare musica che sia interessante sia per i chitarristi che per gli ascoltatori casuali?
Sicuramente bilanciare le parti tecniche dove si corre a mille e quelle melodiche in cui ci si concentra sul far amalgamare la chitarra solista e tutti gli altri strumenti in modo da evitare la “sindrome del chitarrista” per cui sembra che il proprio strumento sia completamente scollegato dal contesto del brano, ma anche tenere un proprio marchio di fabbrica per cui si viene riconosciuti senza però essere eccessivamente rindondanti a volte richiede un occhio di riguardo. Non è sempre una passeggiata ma ogni canzone è quasi come una nuova sfumatura del mio stile con cui cerco di divertirmi il più possibile e reinventarmi.
Hai partecipato a diverse esibizioni live, tra cui il Tour Music Fest e il Torino Comics. Qual è stato il momento più memorabile di questi eventi dal vivo?
Quello che ricordo sempre con più emozione è la mia prima finale al Tour Music Fest 2022, ora immagina la scena: teatro storico in centro a San Marino, le esibizioni dei cantanti sono appena finite e quelle dei chitarristi sono le ultime della serata prima delle premiazioni, quindi tutti i musicisti finalisti sono ammucchiati nel teatro tanto che diversi sono in piedi nella zona sotto al palco, inoltre hai tra il pubblico alcuni insegnanti della Berklee College of Music di Boston, da anni in collaborazione col Tour Music Fest. ti chiamano nel backstage, due minuti per prepararsi e poi subito sul palco il primo, dopo un altro e dopo tu, trenta secondi nemmeno per preparare amplificatore e sound check prima di partire col brano, tutto questo rigorosamente con due fari ben puntati negli occhi. Non hai tempo di processare bene il tutto mentre succede e l’adrenalina che provi in quel momento non è facile da dimenticare, come nemmeno la soddisfazione del dopo.
La tua collaborazione con Alex De Rosso ha portato alla produzione della canzone “War, Ignorance, Slavery”. Come è nata questa collaborazione e cosa ha significato per te lavorare con lui?
Alex De Rosso è una conoscenza del Vecchio Rocker, tutto era cominciato come delle lezioni specifiche per lavorare sull’espressività del mio playing, anche se dopo poco è nata questa occasione di scrivere effettivamente una canzone insieme. Creare un brano da capo a coda con un chitarrista e produttore di quella competenza è illuminante, cominci a capire cosa vuol dire lavorare con qualcuno a livello “Pro”, avere un confronto artistico con idee diverse ti aiuta a trovare altre prospettive da cui guardare la stessa cosa e non meno importante il lato della registrazione in cui tutte le parti devono essere decise nei dettagli ed eseguite in modo super preciso. La collaborazione con Alex non si è comunque fermata ad un solo brano, infatti tutte le canzoni da “War, Ignorance, Slavery” sono registrate da lui e abbiamo in programma di continuare su questa linea.
I numerosi riconoscimenti che hai ricevuto, come il premio speciale al Trentin Music Award, rappresentano tappe importanti della tua carriera. Quanto contano per te questi premi e in che modo influenzano la tua motivazione e il tuo percorso artistico?
Avere questi riscontri è sempre un piacere, non tanto per il premio in sé ma perché vuol dire che qualcuno ha passato l’indice su una lista di persone e ha pensato “sì, Alex è la persona giusta per averlo”. Quando mi viene assegnato un premio penso più in questi termini, anche se comunque il premio rimane ed è sempre una cosa di cui sono infinitamente grato, oltre che un ottimo reminder per quando mi sveglio: non arretrare di un millimetro.
Con la finalissima dello Scaligera Music Contest 2023 alle porte e l’audizione live per il Tour Music Fest, quali sono i tuoi obiettivi principali per il 2024?
Il 17 ottobre ci saranno le live audition del Tour Music Fest a Bologna, per il momento il mio pensiero è di tenere alto il nome del chitarrismo tecnico (oltre che divertirmi a mille, ovviamente), continuare a lavorare alla catasta di canzoni in produzione al momento, mentre un buon proposito per il 2025 sarà sicuramente tenere gli occhi aperti per realizzare finalmente un pezzo cantato; sarebbe bello avere alla voce un mio coetaneo/a che fonda il suo stile vocale al mio stile chitarristico e di songwriting. Ad ogni modo, quando i tempi saranno maturi lo farò sicuramente sapere.
Sei spesso ospite di trasmissioni come Joey’s Garage e Rock About Radio. Come pensi che queste piattaforme abbiano contribuito alla tua crescita artistica?
Conosciamo Joey Tassello, Teo e la crew del Garage da diversi anni ormai ed è sempre un piacere poter fare parte della trasmissione, sia “a distanza” che in studio a Torino perché è un ottimo mezzo per conoscere altri appassionati e farmi conoscere, c’è sempre un clima divertente in cui se si aggiunge un po’ di buona musica possono uscire delle perle non da poco, haha! Rock About è un’iniziativa 100% trentina, tutti i musicisti e rocker di zona la conoscono perciò è un’ottima visibilità e soprattutto posso fieramente dire di far parte di un progetto che tenta di far sopravvivere la musica Rock/Metal nella Valle delle Tenebre quindi… un saluto a Max e a tutti i ragazzi di Rock About Radio, e non perdetevi il Joey’s Garage tutti i mercoledì alle 21 su Twich!
Essere semifinalista regionale ad Arezzo Wave e finalista per Sanremo Rock sono traguardi importanti. Qual è il valore che attribuisci a competizioni di questo livello e come ti stai preparando per affrontare queste sfide?
Di solito guardo i concorsi come un ottimo modo per conoscere membri di altre band ragguardevoli e cercare di imparare qualcosa di nuovo dalle esibizioni. Il mio metodo di preparazione è stato più volte collaudato e non ha ancora riscontrato falle: assicurarsi di conoscere le canzoni anche ad orecchie tappate, assemblare un outfit consono all’occasione, alzare il volume dell’ampli a palla e cominciare il divertimento.
Essendo molto giovane ma con già un’importante esperienza, quali consigli daresti ai tuoi coetanei che stanno iniziando il loro percorso musicale?
un consiglio spassionato è quello di lasciarvi tirare giù da chi cerca di farvi dubitare delle vostre decisioni e della vostra determinazione: avete preso una scelta, perciò fatela valere. In Italia è sempre andato di moda manipolare gli altri perché non si diano un’opportunità, quindi non lasciatevi contagiare.