Potreste raccontarci come è nata l’idea di passare da cover band Powermetal alla scrittura di brani originali?
L’idea parte da G.Franco, il batterista, convinto dell’idea che le cover band risentano un po’ dell’effetto “fiammifero”, ovvero trovano un immediato riscontro con il pubblico nei live, al contrario delle band che promuovono i propri pezzi, ma dopo la prima “vampata iniziale” solitamente (almeno per propria esperienza) nascono problemi di varia natura, soprattutto una graduale attenuazione del coinvolgimento da parte dei vari elementi del gruppo. Con il forte desiderio e la convinzione di riuscire a coinvolgere gli altri elementi della band G.Franco ordisce dietro le quinte la stesura di una bozza di un brano originale che sarà il primo brano dell’album “Time To Rise”. Questa consisteva solamente di un testo preliminare, una melodia di strofa/ritornello e il titolo della canzone “Like The Ice On Fire”. Proposta piaciuta e approvata di buon grado dal resto della band, con la quale da lì in poi, si è intrapreso il cammino della musica originale e contemporaneamente dando lo stimolo ai vari elementi di portare in sala prove le proprie idee…
Come è stato il processo creativo per il vostro primo album “Time to Rise”?
In generale ognuno ha portato in sala prove una bozza più o meno avanzata, poi gli altri elementi della band hanno dato il proprio contributo secondo le proprie idee e il proprio gusto, confrontando e discutendo il tutto, dando al pezzo una precisa identità. Questo metodo è attualmente la filosofia compositiva del gruppo.
Il vostro secondo album “Hands of Destiny” è stato registrato dopo un cambio di formazione importante. Quali sfide avete affrontato in questo processo e come ha influenzato il sound della band?
Sicuramente la sfida maggiore è stata affrontata dal nuovo cantante Sandro, che ha dovuto re-interpretare brani con melodie vocali già scritte e concepite per una voce femminile.
Sia “Time to Rise” che “Hands of Destiny” sono stati autoprodotti nella vostra sala prove. Come vi siete organizzati per la produzione e quali sono stati i pro e i contro di questa scelta?
Time To Rise è stata la prima esperienza di Home-Recording, per Hands Of Destiny si è investito più tempo e risorse in attrezzature per aumentare la qualità. Il metodo per entrambi gli album è stato quello di utilizzare una combo trigger/microfoni per la batteria, gli altri strumenti e le voci sono stati connessi direttamente ad una scheda audio professionale, occupandoci personalmente del mix di entrambi gli album.
I “pro” sono l’economicità, l’autonomia e la comodità di poter lavorare nella propria sala prove.
I “contro” sono sicuramente una inferiore qualità audio che ha penalizzato i nostri brani.
Nel 2020 avete subito un’ulteriore trasformazione nella formazione, con il passaggio da due a una sola chitarra. In che modo questo cambiamento ha influenzato il vostro sound?
Il passaggio a una sola chitarra ha comportato il dover lavorare ad alcuni accorgimenti per quanto riguarda l’arrangiamento dei brani.
Inoltre, lo stile del nuovo bassista Nadir, ha arricchito ulteriormente gli arrangiamenti sopperendo alla mancanza della seconda chitarra.
Parliamo del nuovo album “Nine Shades of Evil”, che sarà il primo registrato in un vero studio. Cosa vi ha spinti a fare questo salto e cosa sperate che gli ascoltatori colgano da questa produzione più professionale?
Con questa attuale formazione abbiamo raggiunto un affiatamento e una maturità tale da voler investire in una registrazione professionale, al fine di valorizzare l’album.
Così facendo ci auguriamo che l’ascoltatore possa cogliere tutte le sfumature che abbiamo dato ai brani nonché l’atmosfera che abbiamo cercato di ricreare, oltre alla soddisfazione di avere tra le mani un prodotto audio di qualità.
Il singolo “Nightmare”, pubblicato il 23 settembre, dà un’anteprima di ciò che possiamo aspettarci da “Nine Shades of Evil”. Potete raccontarci di più su questo brano e come si inserisce nel contesto del nuovo album?
Nine Shades Of Evil affronta tematiche oscure e il male che il mondo sta attraversando. L’album vede il male come filo conduttore e “Nightmare”, in quanto descrizione di un incubo, si inserisce perfettamente in questo contesto.
Dopo diversi cambiamenti di formazione, sembra che abbiate trovato un’alchimia perfetta. Qual è la dinamica attuale della band e come questa si riflette nella vostra musica?
Con questa line-up pensiamo di aver raggiunto quello che per definizione è “Ice On Fire”. L’alchimia, sia musicale che personale, è eccellente e si riflette sul nostro lavoro in sala prove. Un perfetto connubio tra divertimento, passione e impegno! (non mancano vaffanculo e pacche sulla spalla)
Guardando al futuro, quali sono i vostri obiettivi principali con l’uscita di “Nine Shades of Evil”? Avete già in programma dei live o progetti promozionali?
In attesa che venga completato il mix (di cui purtroppo non abbiamo una data precisa) stiamo promuovendo il singolo sui vari social. Ci stiamo preparando ad un release party che annunceremo non appena sarà ufficializzata l’uscita dell’album.
Con la vostra esperienza di autoproduzione e adesso con la registrazione in uno studio professionale, come valutate la vostra crescita musicale e tecnica come band dal 2012 a oggi?
In continua evoluzione, sia personale che musicale, un cammino fatto di alti e bassi. Abbiamo affrontato molti problemi e gestito opinioni discordanti soprattutto con gli elementi precedenti, fino a raggiungere una buona maturità generale.
Abbiamo affinato la cura dei dettagli a 360° e la gestione della band in modo più professionale, questo ha permesso un incremento dell’entusiasmo generale e di fare (a parer nostro) un buon salto di qualità.
Ndr. Approfittiamo di questo spazio per ringraziare Luigi Signori per l’esecuzione delle parti di tastiera e la realizzazione dell’intro!