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Intervista a Stealth

Potete raccontarci qualcosa su come è nata la band e sulla scelta iniziale di suonare cover dei Metallica?
Siamo stati sempre dei grandi fan dei Metallica e come quasi tutti i gruppi fanno, anche noi abbiamo iniziato provando alcune cover in una sala prove improvvisata. Era il periodo a cavallo tra il 1996 e il 1997 ed a quel tempo c’erano solo Ivan (voce e chitarra) e Daniele (basso) come membri di una band che non aveva ancora neanche un nome. Poi, nella primavera del 1997, arrivò la prima opportunità per esibirci dal vivo ad una festa della birra di un piccolo comune nella provincia maceratese. Trovammo al volo chitarra solista e batteria e dopo qualche mese passato a provare 3 brani dei Metallica, il 3 Agosto del 1997 suonammo il nostro primo concerto in assoluto con il nome Metal Militia.

Nel 2000 avete cambiato il nome da Metal Militia a Stealth. Cosa ha ispirato questa scelta e come ha influenzato la vostra musica?

La parola “Stealth” viene spesso accostata al bombardiere/caccia americano invisibile ai radar ma in realtà ha radici differenti nella lingua anglosassone dato che significa “azione furtiva” o “atto clandestino” prima ancora di “invisibile”. Abbiamo ovviamente considerato anche questo aspetto quando abbiamo cambiato nome nel 2000 oltre al fatto che dovevamo, dopo i primi passi fatti da cover band, iniziare a distinguerci con un nome che desse il giusto tributo alla musica originale che stavamo componendo. C’è un episodio, una recensione su Metal Hammer del nostro secondo EP “Existence”, dove venimmo accostati ai Metallica quando in realtà, in quei 5 pezzi, della band di San Francisco c’era ben poco. Ecco quella fu la classica goccia che fece traboccare il vaso; quello fu il momento in cui decidemmo di cambiare “moniker”.

Nel vostro album “Check This Out!” avete sperimentato con varie lingue e stili internazionali. Cosa vi ha spinto a intraprendere questa strada e come è stata accolta dal vostro pubblico?

“Check this out!” è stato il disco che ci ha aperto le strade per suonare all’estero e non solo per il fatto di essere cantato in diverse lingue ma anche e soprattutto perché fu la prima vera prova di maturità per la band. Dopo il nostro album di esordio del 2001 volevamo spingerci oltre e fare qualcosa di diverso sotto tutti i punti di vista ed il fatto di utilizzare la lingua spagnola e tedesca oltre quella inglese, produrre musica attingendo a diversi stili e utilizzare per la prima volta sintetizzatori oltre i classici strumenti del genere rock/metal ci portò a produrre un album totalmente disomogeneo che, proprio per questo, fu apprezzato da diversi addetti del settore. Questa release ci aiutò ad esibirci per la prima volta fuori dall’Italia con date nel 2006 e 2007 in Croazia, a Dubrovnik, ed in Lettonia a Riga e Liepaja. E’ bene ricordare che quest’anno ricorre il 20° anniversario dall’uscita di quel disco e proprio per questo stiamo preparando un suo remastering che verrà pubblicato a Dicembre.

Avete suonato in diversi paesi europei. Qual è stato uno dei concerti più memorabili e cosa vi ha colpito di più del pubblico internazionale?

Sicuramente il nostro concerto a Kiev al “Rout 66” nel 2010 è uno di quelli che ricordiamo con piacere, anche per l’attuale situazione in cui versa quella città e tutta l’Ucraina in generale. L’atmosfera di quella venue era davvero fantastica e passammo davvero dei bei momenti con dei nuovi fans della band con cui siamo rimasti in contatto e che ogni tanto ci inviano qualche foto in memoria di quella sera. Ci siamo ripromessi di tornare a suonare da quelle parti non appena la situazione migliorerà. Pubblicammo il nostro primo album live ufficiale utilizzando le registrazioni audio e video di quella notte, immortalando quel momento davvero unico e memorabile.

Ci sono poi stati tanti altri concerti come in Svizzera, Regno Unito e Croazia che ricordiamo molto volentieri. Il pubblico internazionale rispetto a quello italiano ti guarda con occhi diversi e ti rispetta solo per il fatto di esserti sobbarcato ore di viaggio per suonare in quel festival o in quella venue. D’altronde è così anche per gruppi stranieri che vengono a suonare qui da noi in Italia.

Con il singolo “The Fake New(s) World” avete esplorato tematiche legate alla pandemia e ai social media. Come mai avete scelto di trattare questi argomenti e in che modo pensate che il vostro stile sia evoluto nel tempo?

Quel “concept single” fu un’idea del nostro ex chitarrista Lorenzo, molto attento a quel tema data la sua professione all’interno della sanità italiana. C’è da dire che fu un titolo “ad effetto” che ci portò diverse visualizzazioni e molti feedback positivi.

Quello è stato sicuramente un passaggio significativo nell’evoluzione del nostro stile, con l’aggiunta di scratch, ulteriori sintetizzatori e vari effetti ad impreziosire i 2 brani presenti nella release. Insieme al nostro terzo album “Fight For Your Faith”, uscito nel 2014, ed al già citato “Check This Out!” quel singolo ha marcato significativamente un’evoluzione sia sotto il punto di vista del sound sia a livello compositivo. Tutto questo è comprovato dal fatto che parte della scaletta che oggi suoniamo dal vivo provenga da quelle 3 pubblicazioni.

Avete pubblicato una raccolta per celebrare i vostri 25 anni di carriera. Come avete selezionato i brani per questa compilation e cosa rappresenta per voi questo traguardo?

25 anni di attività sono davvero un bel traguardo che nessuno di noi si sarebbe mai immaginato di poter raggiungere. Ricordiamo le prime volte in sala prove alla fine degli anni 90 quando suonavamo per gioco e senza nessun obiettivo da dover raggiungere…. Altri tempi con altri pensieri e altre dinamiche.

Riguardo quella raccolta, abbiamo semplicemente scelto un brano per ogni pubblicazione fino a quel momento. Ne è venuta fuori una compilation dove sono presenti le canzoni che hanno più rappresentato la band, dal primo EP “Mind is Blind” di fine anni 90 durante l’epoca “Metal Militia” fino, appunto, al singolo sopra citato “The Fake New(s) World” pubblicato nel 2022.

Recentemente avete pubblicato il singolo “Sleep Paralysis” e annunciato l’ingresso di un nuovo chitarrista. Potete darci qualche anticipazione sui vostri prossimi progetti?

Marco è con noi da quasi 3 anni ormai ed ha portato un bel po’ di novità all’interno della band come l’utilizzo di alcune backing tracks durante le nostre esibizioni dal vivo e delle migliorie sotto il punto di vista del sound e del groove che possono essere apprezzate proprio sul nostro ultimo progetto in studio “Sleep Paralysis”, uscito lo scorso anno e che ha 3 nuove canzoni al suo interno.

Nelle prossime settimane pubblicheremo audio e video del nostro concerto registrato a Londra durante il Renaissance Alternative Music Festival dello scorso Maggio. C’è poi un progetto in corso insieme ad altre 2 grandi band londinesi, Die Kur e Maxdmyz, che prevede la realizzazione di uno split concept album. Siamo nella fase di mixaggio di alcuni brani e speriamo di poter condividere con i nostri fans queste nuove canzoni il più presto possibile.

Nel remix dell’album “Fight For Your Fate” avete collaborato con vari artisti della scena underground. Com’è nata questa idea e che impatto ha avuto sul vostro suono?

Essendo grandi fan dei “Fear Factory” ci piaceva l’idea di fare una cosa simile al loro “Remanufacture”, remix del grandissimo album “Demanufacture”. Abbiamo coinvolto diversi artisti undergorund della scena londinese e non, anche aiutati dal fatto che Ivan vivesse proprio a Londra in quel periodo. Ne è venuto fuori un (re)mix di vari stili e generi, tutti riconducibili in qualche maniera all’industrial, che ci ha davvero sorpreso per qualità di produzione ed idea originale nel rivedere e remixare i nostri brani. Ad oggi è un album che ha ancora diversi passaggi nelle varie radio online e con diversi DJ ed artisti presenti in quel disco continuiamo a collaborare per altre versioni remixate, questa volta dei nostri brani più recenti. Sicuramente ascoltare le nostre canzoni riarrangiate e con un sound diverso da quello che utilizziamo normalmente ci fa’ evolvere sotto questo punto di vista e sicuramente questa band ha nel suo DNA una vena sperimentale che ogni tanto ci porta ad improvvisare con strumenti ed effetti differenti da quelli utilizzati normalmente.

Diverse vostre canzoni sono state incluse in compilation internazionali. Cosa significa per voi essere rappresentati su queste piattaforme e qual è stata la reazione dei vostri fan?

Ci ha aiutato moltissimo a farci conoscere altrove e le richieste di apparire su compilation internazionali sono via via aumentate nel tempo. È una sorta di riconoscimento per noi; significa che la qualità della nostra musica è valida e che può benissimo essere inclusa in delle release insieme ad altri grandi gruppi. Più che delle reazioni da parte dei nostri attuali fan, ne abbiamo sicuramente acquisiti di nuovi, essendo queste compilation distribuite praticamente in ogni parte del globo.

Avete registrato molti dei vostri album presso gli Zdb Studios. In che modo ha influenzato la vostra musica lavorare in uno studio indipendente?

Andrea e Diego degli ZdB Studios sono degli amici di lunga data e dobbiamo esser sempre loro grati perché ci hanno dato la possibilità di fare un ulteriore step nel nostro percorso musicale che all’epoca era ancora agli inizi. Abbiamo registrato 2 album in studio in quel di Latina e Sermoneta ed in più quei ragazzi si sono presi in carico il mixaggio del nostro album live registrato a Kiev nel 2010. C’è da dire che lavorare con loro per quasi un decennio è stato davvero fantastico. Ci hanno fatto crescere molto ed alcuni dei loro consigli ed insegnamenti ci sono utili ancora oggi. Ricordiamo con piacere i moltissimi viaggi fatti aldilà dell’appennino, a volte sotto pesanti nevicate e con il rischio di rimanere bloccati in macchina per raggiungere lo studio e proseguire con le registrazioni di “Check This Out!”. Cose che ad oggi sembrano di un’altra epoca, data la possibilità che si ha, nella maggior parte dei casi, di registrare comodamente seduti da casa davanti al proprio PC o Tablet.