Come è nata l’idea di creare i PrincesS nel 1994? Cosa vi ha spinto a formare questa band?
FREDDIE WOLF (vox): L’idea è partita dall’altro fondatore nonché drummer Chris, che mi propose di formare una band insieme, ma essendo anche io un drummer la vidi una cosa abbastanza improbabile, finché non mi ha risposto che io ero sprecato dietro le pelli. Dovevo per forza essere il singer visto il mio modo di essere! La cosa poi prese forma davvero. Il problema fu trovare una strada musicale comune visto che lui era un amante dei Doors ed io dei Queen, quindi avevamo pochi punti in comune, ma alla fine sperimentando abbiam trovato una possibile strada che ci ha portato avanti negli anni…
Come descrivereste il sound dei PrincesS, considerando la vostra apertura a generi diversi come pop, funk, prog, blues e metal?
MAURO MANZONI (keyboards): Trovare un compromesso per il nostro sound non è mai stato facile, proprio in virtù del fatto che copriamo tanti generi diversi. Quindi non abbiamo un sound specifico che ci caratterizzi o che sia per noi un “marchio di fabbrica”, ma ci adattiamo di volta in volta in base all’album che stiamo producendo. Di sicuro il nostro stile musicale ha sempre un sapore vintage, quindi il nostro sound non sarà mai ultra moderno.
Il primo demo “The Crown” ha segnato un momento importante per voi. Come avete vissuto quel periodo e le vostre prime esibizioni internazionali?
FREDDIE WOLF (vox): In realtà quella demo è stata più croce che delizia! Eravamo arrivati ad un punto in cui le diversità non potevano più essere gestite e le tensioni avevano superato ogni possibile sopportazione. Dopo i primi live a demo prodotta, c’è stato un incontro spietato degno di un western tra me ed il drummer Chris che ci ha portato alla rottura e conseguente anno sabbatico. Nel 2001 però io ho ripreso in mano il progetto richiamando Orlando Monteforte (bass) e Max “Alan Warner” Brodolini (guitar) ai propri ruoli di prima, includendo poi altri validissimi musicisti a chiudere la line-up, cioè Mattias Battista (guitar), Mauro Manzoni (keyboards/piano/synth) e Vlad Melchiorre (il second’ultimo drummer). Un anno di soddisfazioni che però è durato appunto solo un anno, per la mancanza di coesione tra alcuni membri ed il conseguente secondo stand-by che ci ha portato a riprovarci nel 2016.
Potete raccontarci cosa ha portato alla separazione iniziale tra i fondatori e come questa ha influenzato la band?
FREDDIE WOLF (vox): Diciamo che è un passaggio molto spinoso del nostro passato e raccontarlo davvero nei dettagli sarebbe a dir poco disturbante, però, senza voler entrare troppo in dettaglio, posso dire che la sanità mentale dell’altro fondatore iniziò seriamente a vacillare. Non voglio paragonare la cosa ai livelli di un Syd Barrett ma ammetto che nel mio piccolo capisco bene il dramma passato dai Pink Floyd… A quel punto non c’era più niente da salvare ma solo da radere al suolo, per eventualmente ricostruirci sopra il sogno (ormai incubo) che sembrava perduto.
Cosa vi ha spinto a riformare la band nel 2017 e come è stato il processo creativo per il vostro primo album “Princess”?
ORLANDO MONTEFORTE (bass): Il merito di riformare la band va a Freddie (vox).
Grazie a lui ci siamo riuniti e rimane senza alcuna ombra di dubbio colui che ci ha creduto più di tutti ed ha lavorato senza sosta, investendo di tutto e di più.
Il processo creativo del primo è stato lungo – credo risalga addirittura ai primi anni del progetto ed ha avuto svariati cambi di intenti musicali, arrivando ai giorni nostri con quello che penso sia l’album che più caratterizza la band.
Collaborare con i Goblin è stato sicuramente speciale. Com’è nata questa collaborazione e cosa ha significato per voi?
FREDDIE WOLF (vox): I Goblin son dall’alba dei tempi di questo progetto uno dei riferimenti chiave per le nostre influenze, passioni, gusti e preferenze (assieme ai Queen ovviamente, ma non solo), quindi quando il sogno si è trasmutato in realtà stentammo a credere che stesse accadendo davvero. Anche perché nella loro lunghissima carriera (che ormai supera il mezzo secolo), non hanno mai collaborato a nome della band per nessuno, ma solo con i propri nomi da turnisti o special guest! Immaginate che cosa ha voluto dire per noi quando ci siam ritrovati con il brano prodotto inserito nell’album… Sembrava comunque irreale!
I vostri album successivi, come “Lovely Heaven Crazy Band” e “The Dark Side of God” mostrano una grande evoluzione stilistica. Quali sono state le principali
ispirazioni dietro questi lavori?
FREDDIE WOLF (vox): Sicuramente quella voglia di cambiare sempre senza cambiare mai; come quando mischi le carte di un mazzo che però annovera le stesse carte. Che è poi quel tratto distintivo tipico dei Queen e dei Goblin che tanto amiamo, cioè cambiare sempre ma con quel tratto distintivo che rende tutto riconoscibile. Sicuramente per “Lovely Heaven…” abbiamo preferito un approccio più easy, rockarolla, con venature blues ma senza perdere l’impatto hard&heavy, mentre su “The Dark Side…” ci siamo spostati sull’introspezione ed un sound più scuro, quasi metal, ispirandoci ai Pink Floyd, Iron Maiden, Judas Priest e John Carpenter, per citarne qualcuno.
“El Dia Antes del Mañana” è una versione spagnola di una vostra vecchia traccia. Perché avete deciso di rilanciare questa canzone in una nuova lingua?
FREDDIE WOLF (vox): Perché io l’avevo già prodotta nel mio doppio solo album “Utopia/Distopia” nel 2015 e non volevo semplicemente riproporla nel nostro primo album senza alcun cambiamento. Quindi ho pensato che una versione Spagnola l’avrebbe resa comunque interessante e magari anche maggiormente commerciale per assurdo. Son quelle cose un po’ alla Eros Ramazzotti ahhahah!
Avete lavorato con Tim “Ripper” Owens per “The Night of Evil (Halloween)”. Com’è stata questa esperienza?
FREDDIE WOLF (vox): Altro momento incredibile dopo quello con i Goblin. Il suo accettare il featuring ci ha reso increduli e carichi di energia. Ma sentire davvero la sua performance sul brano, ci ha mandato letteralmente in estasi! Io, in quanto cantante della band, ero però anche abbastanza preoccupato di non essere all’altezza di un duet del genere. Per fortuna sembra che nessuno se ne sia lamentato al momento…
Dopo l’uscita di “PRINCrazinESS” e il concept album del 2024, cosa possiamo aspettarci per il futuro dei PrincesS?
MAURO MANZONI (keyboards): Credo che la cosa che ci ha sempre caratterizzato maggiormente sia l’originalità e la varietà di generi che riusciamo ad esprimere con le nostre canzoni. Questo è un fattore su cui puntiamo molto e penso che ci accompagnerà finche produrremo album. Sapendo questo, penso che anche per i prossimi lavori non resterete delusi se non lo siete rimasti fino ad ora.