I Thedus nascono inizialmente come progetto solista di Roberto. Come è cambiata la direzione del progetto quando si sono uniti Simone e Ivan “aka Ironcross”?
Una volta che siamo entrati io e Simone, la band ha preso una vitara nettamente più compatta e fantasiosa. Con stacchi di batteria e il suond del basso molto prepotente. L’idea era appunto di creare qualcosa che non si era ancora sentito prima. Basso molto distorto fino ad arrivare al Feedback, chitarra piena da far sostegno piena di effetti molto trascinanti, e una batteria gonfia e con tanto “groove”. Una volta individuato la nostra idea di suond, abbiamo scelto questo!
La vostra musica si ispira al sound degli anni ’90, con influenze da gruppi come Electric Wizard, Neurosis e Ufomammut. Quali aspetti di queste band vi hanno ispirato maggiormente, e come li adattate al vostro stile unico?
La scelta di essere unici. Ogni band citata ha un sound diverso, e dietro quello si creano i bravi che comporranno lo show. Dico show perchè, queste tipologie di band vanno viste dal vivo con il loro show. Nessuno ha un’identità con maschere, vestiario particolare ecc. ma solo e puro impatto sonoro! è questo che caratterizza il genere che andiamo a trattare e ad inspirarci.
Descrivete il vostro sound come una “esperienza fangosa ed eterea” che porta l’ascoltatore in viaggi interstellari e in stati d’ipnosi. Cosa sperate che il pubblico provi ascoltandovi dal vivo o in studio?
Abbiamo scelto di fare musica strumentale, perchè crediamo che sia il modo più concreto per esprimerci. Tutto quello che abbiamo creato è un concept. C’è un argomento primario e tutto il resto ci gira attorno. Con il primo EP “Thedus I”, abbiamo voluto parlare dei viaggi interstrellari, alieni, pianeti e l’universo più oscuro che nessuno conosce. Invece nel nostro primo full-leght, abbiamo voluto parlare di una cosa molto più personale. La mente umana e le varie fasi dell’ipnosi. Quello che noi speriamo di far sentire al nostro pubblico, sia su disco, che dal vivo, è il viaggio all’interno della nostra musica. Invitiamo tutto sempre a venirci a vedere dal vivo per sentire e godere di questo miasma di suoni violenti ed effetti eterei. Il nostro non è un live ma proprio un vero show! Siamo in continuo sviluppo per migliorare l’esperienza live, quindi tra, cambi scaletta e aggiungere quel qualcosa in più, lo show risulta sempre “diverso”.
I vostri brani strumentali esplorano una vasta gamma di emozioni e stati d’animo, dal disagio alla follia. Qual è il processo di composizione dietro questi pezzi? Da dove nasce l’ispirazione per questi temi?
Inizialmente i pezzi vengono improvvisati in saletta e successivamente ci concentriamo sulla struttura e sui vari riff. I temi sono vari,ne abbiamo tanti in ballo ma sono tutte sono molto introspettiche e personali. La nostra musica può raccontare di un viaggio dentro se stesso come allo spazio più profondo. Si possono raccontare anche di esperienze personali. Gli argomenti sono molteplici ed è proprio da questo, che prendiamo spunto.
La scelta di creare musica strumentale è una parte fondamentale del vostro stile. Come avete deciso di lasciare che sia solo il suono, e non le parole, a comunicare il vostro messaggio?
Abbiamo scelto di volerci esprimere solo con la musica perchè, tutti e tre abbiamo trovato subito la nostra connessione musicale fin da subito. Non abbiamo mai trovato necessario inserire una voce nei brani. La band è nata inzialmente musicale e continuerà così. Puntiamo molto a voler trasmettere, ad ogni nota, l’argomento che trattiamo senza per forza inserirci qualche parola.
Quali sono stati i momenti più intensi o memorabili che avete vissuto in studio o sul palco come Thedus?
Sicuramente il concerto più memorabile che abbiamo fatto, è stato quello al Church of Crow di quest’anno insieme ai Skepticism,Kypck, Shores of Null ecc. Il concerto era ambientato dentro una chiesa sconsacrata in paese nel torinese. Veramente una location suggestiva e particolare. Il suono era immenso e rimbombava fin dentro le viscere. Non potevamo immaginare come la nostra musica, suonasse così bene in un ambiente del genere. Quando abbiamo registrato Hypnosis, ci siamo dati un’obiettivo. Registrarlo bene e nel meno tempo possibile! in 3 giorni abbiamo fatto tutto. Volevamo farlo, potevamo farlo e lo abbiamo fatto. Dovevamo registrare prima del covid ma, le chiusere ci hanno fermato un po’. Abbiamo ripassato fino allo sfinimento i pezzi e poi siamo andati in studio. è stata una bella esperienza che rifarei sudata stante! Chissà, magari con il prossimo.
Quali sfide affrontate nel rendere ogni performance una vera e propria esperienza ipnotica per il pubblico? Avete qualche elemento scenico o atmosferico che usate nei vostri live?
Durante i live cerchiamo sempre di ricreare un’atmosfera che ci collega al tema dell’album ed ai colori delle copertine. Abbiamo luci led e macchina del fumo, ma siamo in costante miglioramento per rendere l’esperienza unica. Però anche con così poco, si crea qualcosa di veramente interessante.
Come vedete l’evoluzione della scena post/sludge/doom metal oggi, e quale contributo sperate di portare con la vostra musica e visione artistica?
Nel giro dell’underground Italiano, ci sono band sludge Post Metal molto valide che, nonostante il genere sia molto di nicchia, si muovono spesso per tutta Italia. Questo ci prona a portare, sempre più lontano da casa, il nostro spettacolo, così da fare vedere un po’ a tutti quello che sappiamo fare. Sicuramente, noi ci definiamo una band con tante influenze, quindi non è tanto facile trovare un gruppo esattamente come noi in Italia. Questo vogliamo portare, l’unicità! La nostra visione artistica. Il nostro spettacolo.