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Intervista a Niamh

Benvenuti a questa nuova intervista di TG Metal! Oggi abbiamo il piacere di parlare con una band che, nonostante la loro giovane età come gruppo, ha già calcato palchi importanti, sia in Italia che all’estero.

Ciao ragazzi, avete già raggiunto dei traguardi notevoli, come esibirvi nei grandi festival e aprire per band iconiche. Qual è stato il concerto o il festival che più vi ha lasciato un segno? Ci sono stati momenti particolari che vi hanno sorpreso o emozionato?

[MIKE] Personalmente, direi quando abbiamo aperto per i Dark Tranquillity. Io sono sempre stato un superfan della band, fin da ragazzino. Quando a Mikael ho raccontato che a 17 anni avevo preso il treno per andare a Goteborg a suonargli il campanello, ha strabuzzato gli occhi ahaha

Aprire per artisti del calibro di Soulfly, Lacuna Coil e Arch Enemy è un grande traguardo. Come vi siete preparati per questi eventi e come vi siete sentiti a condividere il palco con questi grandi nomi della scena musicale?

[TEJA] Aprire ad artisti di quel calibro è sicuramente un traguardo. Allo stesso tempo è un punto d’inizio che porta la band a volere sempre di più. A lavorare sempre meglio per poter stare su quei palchi con continuità. Ci siamo confrontati dopo questi show ed è stata opinione comune per ognuno di noi che ci siamo sentiti perfettamente a nostro agio su palchi importanti. Non abbiamo avuto ansia o tensione anzi, al contrario abbiamo avuto solo stimoli maggiori.

Come avete scelto la formazione attuale? Ci sono stati dei cambiamenti nel tempo o siete rimasti con lo stesso nucleo di musicisti sin dall’inizio?

[MIKE] Alla fine, io Tommi e Teja siamo i membri iniziali; la band è un grosso impegno e responsabilità, non è facile trovare le persone giuste, ma adesso con Colli alla batteria finalmente abbiamo una stabilità e una dimensione nostra. E per dare ancora più botta, nella band è da pochissimo entrato Andrea come seconda chitarra.

Come si sviluppa il vostro processo creativo quando componete nuova musica? C’è qualcuno di voi che tende a guidare maggiormente il lavoro o ogni membro della band contribuisce in modo equilibrato alla creazione?

[COLLI] In 4 album pubblicati, abbiam avuto 4 modalità differenti di composizione. Tommi, il nostro chitarrista, è la persona più attiva nella composizione dei nostri pezzi. In People of the Underworld ha preparato le bozze di tutte le tracce, singolarmente ognuno di noi le ha poi modificate, rifinite e registrate a proprio gusto e stile.

Il vostro album di debutto, “Corax”, ha un titolo che trasmette oscurità e poesia. Cosa vi ha ispirato maggiormente nella creazione di questo album e come è stata l’esperienza di pubblicarlo tramite un’etichetta?

[MIKE} Alla fine tutti i nostri dischi sono stati pubblicati col supporto di una etichetta; i primi due sotto l’italiana Ghost Records, il terzo, SuperSonic sotto Electric Talon da Philadelphia e quest’ultimo sotto la tedesca Lucky BoB Records. L’etichetta oggigiorno non ha la valenza che aveva prima, ma di sicuro di aiuta e consiglia. Corax rappresenta bene quel periodo, era il nostro primo disco, vi abbiamo convogliato tutte le nostre sensazioni

Con “Supersonic” avete abbracciato un sound più elettronico e diretto, influenzato da Depeche Mode e Cannibal Corpse. Qual è stata la vostra motivazione dietro questo cambiamento stilistico? Pensate che il sound evolverà ancora nei prossimi lavori?

[MIKE] Io spero che tutti i nostri dischi siano un’evoluzione del precedente. La musica è dinamica e movimento, rimanere fossilizzati su una sola cosa sarebbe uno stallo artistico. Quando diciamo che oscilliamo fra Depeche Mode e Cannibal Corpse ovviamente è un’iperbole, ma non poi tanto esagerata; abbiamo parti introspettive e un po’ 80’s alla Depeche, ma anche esplosioni di energia e rabbia come nella musica estrema.

Il vostro ultimo album, “People of the Underworld”, è descritto come un viaggio nell’io più profondo, con temi di tristezza ed euforia. Potete raccontarci di più sul processo creativo dietro questo lavoro? C’è un messaggio o un concetto centrale che volete trasmettere ai vostri fan?

[MIKE] Spesso i nostri brani sono un’esternazione di ciò che abbiamo dentro. Di ciò che ci peritiamo nel dire. Qualcosa di intimo. Pubblicare certi brani è stato come aprirci e invitare l’ascoltatore nel nostro mondo. Ci sono dei momenti dove avremmo voglia di guidare a 200 km/h sull’autostrada, altri dove vorremmo urlare la nostra rabbia con la faccia nel cuscino. Così è l’essere umano. Abbracciate il vostro dualismo, i lati negativi e tutto ciò che ne consegue. La perfezione non esiste e se esistesse sarebbe noiosa.

Non elencate le vostre influenze specifiche, preferendo lasciare che il pubblico le scopra ascoltandovi. Tuttavia, potete condividere qualche artista o band che ha particolarmente influenzato il vostro ultimo lavoro, “People of the Underworld”?

[TEJA] Sicuramente a livello di composizione gli ascolti che mi hanno maggiormente influenzato per questo album sono stati gli A perfect circle, Devin Townsend e in secondo luogo Lana del Ray e i Gojira.

[MIKE} Io, personalmente, aggiungo Annisokay, Bring me the Horizon, Suicide Silence e Ulver.

La pandemia ha interrotto il tour di “Supersonic”, ma vi ha anche dato l’opportunità di comporre “Autumn Noir” e l’ultimo album. Come avete affrontato questo periodo di incertezza e come ha influenzato la vostra creatività?

[TEJA] il periodo covid è stata una sciagura. Chi lavora con la musica e gli eventi in generale ha subito un colpo durissimo. È stato molto difficile e personalmente mi sono reso conto degli effetti solo a fine pandemia. Ricordo che eravamo in tour in Russia quando è scoppiata la pandemia e dopo un ritorno complicato in Italia abbiamo dovuto interrompere ogni attività live per due anni. Per un musicista significa rinunciare al momento di massima libertà personale.

Avete già pubblicato diversi album e avete un tour in corso. Quali sono i vostri obiettivi futuri come band? Avete già in mente nuovi progetti o collaborazioni?

[COLLI] I prossimi obiettivi della band sono sicuramente suonare live il più possibile. Ci piacerebbe ritornare a suonar nei grossi festival che da qualche tempo purtroppo ci manca. Attualmente stiamo lavorando sul migliorare il nostro live show, l’attitudine sul palco è fondamentale. E poi, a tempo debito pubblicar magari un nuovo album.